Bici e automobili: la pace possibile
Alcuni media dipingono un quadro deprimente del rapporto tra ciclisti e automobilisti, ma non tutti gli incontri finiscono in conflitto.
La leggenda narra che Ernest Hemingway scommise con il suo rivale letterario Francis Scott Fitzgerald che sarebbe riuscito a scrivere un racconto di sei parole che avrebbe fatto piangere il lettore. Vinse la scommessa con questa: “Vendesi scarpe da bambino. Mai indossate”. Anch’io ho la mia storia di sei parole che farebbe piangere qualsiasi ciclista che si rispetti (anche se non è chiaro se per tristezza o per risate): “Forato. Senza camera d’aria di ricambio. Tornato a casa a piedi”.
Ok, forse non ha lo stesso impatto emotivo delle sei parole di Morrissey che nel 1983 cantava “Punctured bicycle on a hillside desolate” (Bicicletta forata su una collina desolata) ma credo che la mia versione abbia una narrazione migliore.
La mia passeggiata verso casa avrebbe dovuto essere di dieci miglia. In realtà, ho percorso un po’ meno di un miglio, quanto bastava per passare dalla “collina desolata” a un’autostrada trafficata, dove ho potuto capovolgere il mio mezzo e mostrare il pollice: “Bicicletta capovolta ispira pietà agli automobilisti”. È una tattica cui ho fatto spudoratamente ricorso in diverse occasioni. E la storia ha sempre avuto un lieto fine.
La “gentilezza” è un attributo molto trascurato nel mondo di oggi. Se si deve credere a certi angoli di Internet, è qualcosa che i ciclisti difficilmente, se non mai, dimostrano agli altri utenti della strada. Se si trascorre abbastanza tempo su alcuni social media, è facile credere che tutti gli automobilisti vogliano ucciderci.
La maggior parte degli automobilisti è proprio come voi e me: vuole coesistere pacificamente con gli altri utenti della strada.
Come ciclista che ha ricevuto tanti atti di gentilezza casuale quanti passaggi ravvicinati, voglio riequilibrare la situazione e rassicurare i lettori più nervosi sul fatto che la maggior parte degli automobilisti sono in realtà proprio come voi e me: desiderosi di coesistere pacificamente e armoniosamente con i loro compagni di strada.
Dovrei spiegare che di solito non esco in bici senza una camera d’aria di scorta, ma stavo correndo a vedere il corteo funebre della Regina sulla mia tangenziale locale - è una constatazione, non un altro testo di Morrissey - e nel caos di un momento così storico ho anche dimenticato di mettere in valigia il parapioggia, la pompa e le leve degli pneumatici.
Avevo appena ribaltato la mia bici incidentata quando il conducente di un suv che trasportava un rimorchio e che viaggiava in direzione opposta mi ha suonato il clacson. In breve tempo ha fatto un’inversione a U e si è fermato sul ciglio della strada accanto a me, chiedendomi cosa fosse successo.
Il problema di capovolgere la bici per suscitare pietà e/o assistenza è che poi ci si trova nell’imbarazzo di dover ammettere che l’entità del problema non è poi così catastrofica. In questo caso, il mio buon samaritano non si è lasciato scoraggiare. “Stavo andando a comprare dei letti a castello, così il rimorchio è vuoto e possiamo metterla lì dentro”, mi disse. “Dove sei diretto?” Gli dissi che erano almeno nove miglia nella direzione opposta a quella dei suoi letti a castello, ma lui caricò comunque la mia bici sul rimorchio e presto mi ritrovai seduto dietro a lui e al suo compagno.
Ho pensato che uno o entrambi dovessero essere ciclisti per aver mostrato una tale gentilezza, ma nessuno dei due lo era. Il mio salvatore è stato un chitarrista di una cover band locale chiamata “KGB” (che raccomando senza riserve a chiunque voglia prenotare una band per matrimoni nella zona di Angus, in Scozia). Quando mi hanno chiesto dove fossi diretto prima del mio incidente, sospetto che avrebbero preferito una risposta più interessante di “vado a vedere il corteo funebre di Sua Maestà passare sulla A90”, ma hanno nascosto bene il loro disappunto.
Presto mi lasciarono davanti alla porta di casa e stavano quasi per partire prima che avessi il tempo di correre in casa, prendere una bottiglia di Rioja dalla cucina e offrirgliela in segno di gratitudine. E non si trattava nemmeno di un caso isolato di gentilezza da parte di sconosciuti. Una volta mi si è spezzata la catena a 30 km da casa. Cinque minuti dopo aver capovolto la mia bicicletta, un furgone si è fermato e l’autista mi ha portato al mio negozio di biciclette locale.
Un’altra volta il mio deragliatore posteriore si è incastrato nei raggi su una salita a 40 km da casa. Ho bussato alla porta dell’unica casa nel raggio di chilometri, con tanto di lussuosa Mercedes nel vialetto, e non solo mi hanno offerto un panino e una tazza di tè, ma mi avrebbero accompagnato a casa se non fossi riuscito a contattare mia moglie al telefono.
Sì, di tanto in tanto accadono cose brutte a ciclisti sulle strade. Ma altre volte ci sono solo i lieti fini. Come Hemingway o Morrissey avrebbero potuto dire: “Bloccato. Salvato dalla gentilezza di sconosciuto”.