Fabio Wolf e La vita vista a 160 cm di altezza
La storia del cicloviaggiatore Fabio Wolf che, partendo dalla propria esperienza personale, ha fondato 160cm, un’associazione che promuove un nuovo punto di vista sulla sclerosi multipla.





Fabio Wolf (all'anagrafe Fabio Guglierminotti), 45 anni, posa con la bici che lo porta a girare l'Italia e l'Europa per fa conoscere "160 cm", l'associazione che ha fondato per promuovere la conoscenza e la ricerca sulla sclerosi multipla, malattia di cui lui stesso soffre dal 2008. Foto Paolo Ciaberta
Quali sono le cose che contano davvero nella vita? La salute. Il tempo. Gli affetti”. Fabio Wolf è un fiume in piena. Raramente nell’esercizio della professione giornalistica ci si trova al cospetto di qualcuno con una tale consapevolezza di quelle che sono le priorità dell’esistenza e di come questa possa essere spesa nel migliore dei modi. Nello specifico si tratta di una consapevolezza che è il frutto di un itinerario fatto di chilometri percorsi in sella a una bicicletta, ma anche di tragitti nei corridoi e nelle stanze degli ospedali.
Un percorso che è iniziato nel 2011, quando Fabio Wolf, in seguito a una risonanza magnetica di controllo a causa di una neurite ottica avuta nel 2008, ha ricevuto una diagnosi di sclerosi multipla e ha iniziato un lungo iter di cure preventive. Nei primi due anni la terapia ha previsto la somministrazione di farmaci conservabili solamente a basse temperature, una condizione che lo ha costretto alla stanzialità in prossimità di un frigorifero. Nel 2013 il farmaco è stato sostituito da una pastiglia e così, pedalando da Torino a Barcellona, la sua vita di cicloviaggiatore è ricominciata, dopo le prime due esperienze giovanili del 1994 e del 2001.
Un itinerario fatto di chilometri percorsi in sella a una bicicletta, ma anche di tragitti nei corridoi e nelle stanze degli ospedali.
Come ciclista Fabio Guglierminotti – questo il suo nome all’anagrafe – sfugge alle logiche “tribali” di coloro che si identificano con una ben precisa categoria di pedalatori: per lui la bicicletta è strumento di viaggio, mezzo di trasporto urbano ed extraurbano, rifugio spazio-temporale, catalizzatore di idee e progetti. Quello di Wolf è un soprannome che gli è rimasto addosso dagli anni in cui praticava pugilato e thai boxe, ma a ben vedere calza a pennello al suo modo di viaggiare in solitudine lungo le strade europee. Il suo mezzo è una mountain bike del 2014 radicalmente personalizzata: “Si tratta di una bici da cross country con parafanghi e portapacchi. Dall’inizio del 2015 a oggi (25 aprile 2022, ndr) ho percorso 32.824 chilometri solamente con questo mezzo che pesa 19 kg, ma arriva a 48 kg quando è a pieno carico”.

Con l’associazione 160cm, Fabio Wolf propone un nuovo punto di vista sulla sclerosi multipla. Foto Paolo Ciaberta
Campeggio libero
Durante i suoi viaggi, Fabio fa spesso campeggio libero: “Con me ho la tenda, il sacco a pelo, una sedia, il fornelletto, una tazza, un set di posate, capi d’abbigliamento per affrontare tanto il caldo torrido quanto le temperature più rigide, quattro raggi e vari componenti in modo da poter ripartire in caso di problemi meccanici. Ho un antifurto da un chilogrammo e una dinamo nel mozzo collegata a un dispositivo da 5v con una porta Usb che mi permette di caricare il cellulare. Porto con me anche un pannello solare che alimenta una power bank in grado di fornirmi energia per ogni evenienza. Inoltre, visto che pedalo molto spesso di notte, ho un sistema di illuminazione anteriore e posteriore che mi rende visibile a distanza”.
Al viaggio da Torino a Barcellona sono seguiti quelli da Torino ad Amsterdam, da Biarritz a Siviglia, i peripli della Sicilia e della Sardegna, il Barcellona-Tarifa, il Trieste-Patrasso e il Bordeaux-Amsterdam. Ogni anno, utilizzando biciclette differenti per spostarsi in Torino o al di fuori della sua città, Fabio Wolf percorre 10-12mila chilometri. Nel 2018 tre mesi in ospedale gli hanno impedito di viaggiare d’estate, ma dal 2019 al 2021 Wolf ha ripreso i suoi viaggi di tre settimane, con una media di 100 chilometri al giorno.
Il movimento dolce e ciclico della pedalata consente alla mia muscolatura involontaria di decontrarsi.
“Solitamente impiego 7-10 giorni per entrare in coppia con le gambe – spiega il cicloviaggiatore torinese -. Quando inizio a trovare il ritmo giusto è già ora di pensare al rientro. Il tempo speso in bicicletta mi serve per sbrogliare i pensieri che si aggrovigliano nella mia testa. Quando attraverso i luoghi… mi faccio attraversare dai luoghi. Una cosa che amo è pedalare di notte. Il silenzio e il buio mi fanno entrare in una dimensione particolare e in questo stato anche le mie gambe ne beneficiano. Il movimento dolce e ciclico della pedalata consente alla mia muscolatura involontaria di decontrarsi. Pedalare è un bisogno psicofisico e non nascondo che spesso mi ritrovo a piangere per scaricare le tensioni che mi accompagnano”.
Affrontare la malattia
Fabio spiega come la thai boxe e il pugilato gli abbiano dato una forma mentis che in questi anni lo ha portato a pedalare per decine di migliaia di chilometri: “Da undici anni convivo con la spasticità delle mie gambe, la cui muscolatura fa molta fatica a decontrarsi. Ma Fabio non è soltanto le sue gambe… Quando pedalo penso spesso al fatto che quello che faccio oggi potrei non farlo più domani. Non accettare passivamente la malattia, pedalare per vivere delle avventure e affermare la mia autonomia è soprattutto una forma di rispetto verso me stesso”.
Nel 2016 Fabio Wolf ha sentito l’esigenza di raccontare in un blog la sua esperienza, in modo da far comprendere alle persone come sia possibile convivere con questa malattia. Lo spazio in cui ha deciso di raccontarsi si chiama 160cm.it ovverosia l’altezza del suo sguardo quando è in sella alla sua bicicletta. Nel 2018, nel corso di un ricovero durato tre mesi al centro San Luigi Novarese di Moncrivello (Vc), Guglierminotti ha testato un macchinario a onde d’urto radiali, constatandone gli effetti positivi sul proprio fisico.
Lo spazio in cui ha deciso di raccontarsi si chiama 160cm.it ovverosia l’altezza del suo sguardo quando è in sella alla sua bici.
Due anni dopo ha creato 160cm, un’associazione di promozione sociale che, grazie a un’alleanza terapeutica fra alcuni medici piemontesi e una campagna di crowdfunding molto partecipata, è riuscita a donare un macchinario a onde d’urto radiali all’A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino – Ospedale Molinette: “Una malattia come la sclerosi multipla deve essere affrontata con un approccio olistico e non ci si può limitare a interventi di tipo farmacologico. Lo dico sempre: il primo referente del malato non è il medico, ma il malato stesso. Chiunque di noi, messo con le spalle al muro, sviluppa capacità che non sapeva di possedere.
Certamente c’è chi ci riesce di più e chi ci riesce di meno, ma a chi prende il mio esempio di cicloviaggiatore come pietra di paragone dico, molto semplicemente: ‘Tu devi cercare di essere la migliore versione di te stesso’. Io credo che ci siano tre fasi da affrontare quando ci si ammala di sclerosi multipla: l’accettazione del problema, la consapevolezza dei propri limiti e del proprio potenziale e l’autodeterminazione nella quotidianità”.

Fabio Wolf durante uno dei suoi innumerevoli viaggi riportati sul blog Il diario di Fabio Wolf
Vivere qui e ora
L’Associazione 160cm, in collaborazione con l’Ordine degli Psicologi, la Città della Salute, l’ASL TO3 e l’Università sta progettando uno sportello di ascolto per i malati di sclerosi multipla e per i loro caregiver, ma le sue attività sono molteplici, dagli eventi per sensibilizzare la collettività promuovendo un nuovo punto di vista sulla sclerosi multipla a quelli legati alla musica e alla giocoleria. Non possono mancare le pedalate, con Fabio a fare da battistrada negli eventi 160Bike: “Questa è una malattia emozionale e le emozioni negative non fanno altro che alimentarla.
La ricerca è importante, ma chi è malato ha bisogno di azioni concrete oggi.
Bisogna vivere qui e ora, staccarsi dall’idea di ciò che si era in passato o di quello che accadrà in futuro. Le persone credono di poter controllare tutto, ma nulla è controllabile. Spesso qualcuno mi fa notare che non ho l’automobile e io spiego loro che quando parto con la mia bicicletta da viaggio ho tutto quello che mi serve. Quali sono le cose che contano davvero nella vita? La salute. Il tempo. Gli affetti. Come dicevo, bisogna provare a essere la versione migliore di se stessi. Io, per esempio, ci sto provando facendo qualcosa per tutti coloro che si trovano nella mia situazione”.
Ora il progetto a medio termine è quella di un cicloviaggio di due mesi per portare l’esperienza di 160cm nelle 20 regioni italiane: “Nel giugno e nel luglio del 2023, pedalando in autonomia, vorrei portare in giro per l’Italia il bagaglio di esperienze che ho accumulato in questi anni. Per ora 160cm sta lavorando in Piemonte dove i malati sono 9.800, ma in Italia il numero delle persone con sclerosi multipla è di 130.000. Non si può pensare di non dare un sostegno a tutte queste persone e ai loro caregiver. La ricerca è importante, ma chi è malato ha bisogno di azioni concrete oggi”.