La lezione di Parigi

En 2024, tous les sites olympiques seront accessibles à vélo. Già, questa è una notizia. L’ha annunciata lo scorso febbraio Anne Hidalgo, sindaca della città di Parigi che il prossimo anno ospiterà le Olimpiadi.

Parigi si sta attrezzando per diventare la prima città 100% ciclabile, sfruttando anche le opere in fase realizzativa per i Giochi Olimpici del 2024.

Nel 2024, tutte le sedi olimpiche saranno dunque accessibili in bicicletta. Non ne avrete letto o sentito parlare tanto di questa grande iniziativa poiché tutto ciò che fa riferimento alla mobilità sostenibile non sembra ancora aver trovato il posto che merita tra le priorità delle nostre amministrazioni.

La signora Hidalgo se ne occupa invece, seriamente, fin dal 2017 (sembra passato un secolo), anno dello storico Accordo di Parigi di cui fu protagonista, allorché i leader di quasi tutti i Paesi del mondo stabilirono un percorso per contrastare il cambiamento climatico del nostro pianeta.

Da allora non si è più fermata, fino ad arrivare a dichiarare che le Olimpiadi parigine diventeranno una grande festa del ciclismo e un acceleratore della transizione ecologica. Il suo obiettivo? Una Parigi al cento per cento ciclabile.

Dalle dichiarazioni ai fatti: una rete ciclabile di 60 chilometri collegherà tutte le sedi dei Giochi. A Parigi, saranno costruite 30 nuove strutture bike friendly e tutti i percorsi saranno dotati di segnaletica dedicata. Oltre a un ingente potenziamento del bike sharing.

Nel 2020 Time magazine inserì Anne fra le 100 persone più influenti al mondo. Al Gore, ex vicepresidente degli Stati Uniti e fondatore del Climate Reality Project l’ha definita “un leader visionario che dimostra come l’azione locale possa risolvere la crisi climatica”.

Ma le sue visioni si concretizzano, diventano realtà e un modello per altre amministrazioni che vogliano impegnare seriamente risorse da destinare a chi va in bici. Nelle città, nei luoghi turistici, nella natura, agli eventi sportivi.

Un grande passo in avanti è stato compiuto recentemente dall’Unione Europea con l’approvazione da parte del suo Parlamento della EU Cycling Strategy, un vero e proprio manifesto (ne parliamo a pagina 28) in cui spicca il riconoscimento della bici come mezzo di trasporto, con i medesimi diritti e i doveri di tutti gli altri veicoli già riconosciuti.

Avanti così dunque. La via, anzi, la ciclovia è tracciata. La cosa buffa è che, oltre a possedere una bici, siamo anche automobilisti o motociclisti, come ci ricorda ironicamente Trevor Ward: “La maggior parte degli automobilisti è proprio come voi e me: vuole coesistere pacificamente con gli altri utenti della strada”.

Sarà vero?

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