La resurrezione di Freddy Maertens

Al Tour de France del 1981, tutti credevano che il velocista belga Freddy Maertens fosse scoppiato, finito. Quanto si sbagliavano.

Freddy Maertens taglia il traguardo da vincitore alla prima tappa vera e propria del Tour de France del 1981 sotto lo sguardo sbalordito del pubblico assiepato.

Il primo giorno del Tour de France 1981 non andò come Freddy Maertens avrebbe voluto. Per la terza volta nella sua storia, la grande partenza era nel sud della Francia, e Nizza aveva l'onore di ospitare per la prima volta lo spettacolare avvio. Per la sorpresa di molti osservatori, lui era fra i corridori schierati al via sulla costa mediterranea.

Maertens veniva da due stagioni terribili, durante le quali aveva portato a termine poche gare e senza vincere niente di importante. Era l'ombra di se stesso, stiamo parlando di un corridore che aveva vinto 54 corse e la maglia iridata nel 1976, che era stato in testa alla Vuelta dall'inizio alla fine nel 1977 conquistando 13 vittorie di tappa; che aveva vinto due volte la maglia verde al Tour (nel 1976 e 78).

Ma tutto ciò sembrava un lontano ricordo. Dopo sei anni di successi con la maglia Flandria conseguiti a metà degli anni '70, la forma di Maertens era completamente svanita.

Le speculazioni abbondavano e i giornalisti sconcertati cercavano una spiegazione. Aveva avuto problemi finanziari? Era alcolizzato? Il doping aveva devastato il suo corpo? Era stato spinto troppo all'inizio della sua carriera? Nel maggio 1979 era volato negli Stati Uniti per sottoporsi a tre settimane di esami in un ospedale di Philadelphia. Non venne riscontrato alcun problema fisico, quindi tornò a casa continuando a correre, ma i risultati non cambiarono di molto.

Maertens ebbe notevoli problemi finanziari. Era perseguitato dal fisco, cosa che in seguito usò per spiegare i suoi anni di risultati scarsi.

Alla fine del 1979 la Flandria abbandonò la sponsorizzazione della squadra, e due anni dopo l'azienda fallì. Anche Maertens ebbe notevoli problemi finanziari. Era perseguitato dal fisco, cosa che in seguito usò per spiegare i suoi anni di risultati scarsi.

Un “corridore finito” passò all'italiana San Giacomo nel 1980. La stagione iniziò in maniera abbastanza promettente con un 12° posto alla Milano-Sanremo seguito dalla sesta posizione al Giro delle Fiandre, dopo di che non arrivò più nulla.

All'inizio del 1981 Maertens si trasferì alla Boule d’Or-Sunair insieme al suo ex direttore sportivo Lomme Driessens, con il quale aveva ottenuto molti successi ai tempi della Flandria. Ma ancora una volta i risultati non arrivavano. Una vittoria di tappa alla Vuelta ad Andalucía, dopo la squalifica di Noel de Jonckheere, e un settimo posto alla Milano-Sanremo furono i soli momenti degni di nota.

A maggio corse una sola tappa del Midi-Libre e, a quel punto, si era guadagnato la fama di quello che iniziava le gare ma non le finiva. Per assicurarsi un posto nella squadra al Tour de France, aveva dovuto chiamare la moglie di Driessens e chiederle di perorare la sua causa con il marito. Molti si chiedevano quindi cosa ci facesse Maertens a Nizza quel giorno, e prendevano in giro Driessens per aver scelto il suo ex corridore di punta.

"Psicologicamente, ero a un punto morto", disse in seguito il corridore belga a Richard Moore, autore del libro intitolato Etape. Quando Maertens si schiantò contro un pedone mentre si riscaldava per il prologo di apertura, era chiaro che quella era proprio l'ultima cosa di cui aveva bisogno. La collisione lo costrinse a un cambio di ruota dell'ultimo minuto, prima ancora di iniziare la gara.

Arrivò in ritardo sulla rampa di partenza, e riuscì a concludere la prova solo 66°. "La stampa si era fatta una bella risata", scrisse Maertens nella sua autobiografia pubblicata nel 1988 “Niet Van Horen Zeggen”. Ma meno di 24 ore dopo sarebbe stato lui a ridere.

Resurrection

La grande partenza di Nizza prevedeva due semi-tappe l'indomani. La prima consisteva in una frazione di 97 km sulle colline intorno alla città prima di un finale molto veloce sul lungomare.

Nelle prime fasi di gara, sulla strada bagnata, prese vantaggio un gruppo che includeva il leader della classifica e grande favorito per la vittoria finale Bernard Hinault. Sembrava la fuga decisiva, ma una serie di cadute su quelle strade scivolose spinse i corridori a procedere con cautela, e a dieci chilometri dal traguardo i fuggitivi furono ripresi dal gruppo.

La vittoria fu decisa in una volata di settanta corridori lanciati a tutta sulla Promenade des Anglais. In testa al gruppo c'era Maertens, che trovò un varco sulla sinistra. Il belga sembrava aver portato indietro le lancette dell'orologio ai suoi tempi migliori e tagliò il traguardo davanti a Sean Kelly, fra lo stupore generale.

"Nessuno aveva pensato neppure per un secondo che avrebbe potuto ancora vincere qualcosa di importante nella sua vita", scrisse il quotidiano olandese Leidsch Dagblad. Anche gli altri corridori non riuscivano a crederci. È Maertens il vincitore? Intendi Freddy? Com'è possibile?", disse Johan van de Velde dopo la tappa. “Quando l'ho visto questa mattina con quel fisico appesantito ho pensato che non avrebbe mai più vinto".

La ritrovata forma fisica del belga fu a dir poco un fatto straordinario.

"Ora posso iniziare a dimenticare un po' il mio anno terribile", affermò Maertens. “Sono caduto nella Ruta del Sol, dove mi sono rotto la mano, poi l'incidente alla Parigi-Roubaix, E non ho potuto correre per un mese. Ieri mi sono imbattuto in uno spettatore poco prima di iniziare il prologo... ero deluso e oggi volevo riscattarmi".

Quella vittoria a Nizza fu solo l'inizio di tre settimane favolose per Maertens. Vinse altre quattro tappe, inclusa la volata finale sugli Champs-Élysées, e conquistò la maglia verde per la terza volta, un record.

La ritrovata forma fisica del belga fu a dir poco un fatto straordinario, una resurrezione che gli permise di tornare a un passato glorioso. L'Equipe pubblicò una vignetta che raffigurava l'ex corridore e dirigente sportivo belga Guillaume Driessens che teneva aperta una tomba da dove usciva Maertens. "Il vecchio Maertens" era tornato.

Una seconda maglia iridata arrivò più avanti nella stagione, quando Maertens superò la ruota di Giuseppe Saronni negli ultimi metri dei Campionati del mondo su strada a Praga, strappandogli la maglia dalle mani proprio sulla linea del traguardo.

La sua lunga e difficile scalata per tornare all’apice era stata completata. Quel titolo mondiale si sarebbe rivelato l'ultima grande vittoria del belga. Si ritirò nel 1987, continuando a lavorare nel Flanders Center.

Suo il record al Tour de France con tre straordinarie maglie verdi e 15 vittorie di tappa in sole tre presenze.

Giles Belbin è autore del libro “Tour de France Champions: An A To Z” (thehistorypress.co.uk)

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