Cicli Barco: tutto in famiglia

Stiamo assistendo un po’ ovunque al grande ritorno dei telai in acciaio, ma per la Cicli Barco non sono mai passati di moda

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Immagini Fred MacGregor

Animato labirinto di strade porticate e di piazze in cui risuona il vivace tintinnio dei caffè, Padova è uno dei segreti più gloriosi dell’Italia settentrionale. Troppo spesso trascurata a favore della più famosa vicina, Venezia, i suoi spritz – serviti dall’ora di pranzo fino a notte fonda – non costano una fortuna, e per entrare nella sua basilica non c’è una coda chilometrica.

E che basilica. Costruita per venerare Sant’Antonio, si dice che la sua maestosa architettura abbia esercitato un forte influsso sulla basilica veneziana di San Marco. Contiene capolavori artistici e sacre reliquie, splendide opere rinascimentali e i resti preservati della lingua del Santo, della quale si racconta che apparve intatta quando le ossa furono riesumate per dar loro nuova sepoltura 30 anni dopo la morte. Sant’Antonio, del resto, era un apostolo instancabile della parola di Dio.

L’edificio che siamo venuti a visitare non ha 
la magnificenza della basilica ma custodisce anch’esso tesori a loro modo inestimabili.
 E sebbene si mimetizzi nell’anonima periferia padovana, accanto a un parcheggio, provate a interrogare un telaista sui telai di acciaio e verrete subito indirizzati alla Cicli Barco.

Noi ci siamo arrivati proprio così. Avevamo completato la visita della Sarto, che costruisce i rinomati telai in fibra di carbonio, quando il titolare stringendoci calorosamente la mano ci ha chiesto “E adesso da chi andate?”. Noi non avevamo una risposta, ma lui sì.

Dovete assolutamente visitare la Cicli Barco”, ha detto. Cicli che? “Sono tra i migliori telaisti italiani. Hanno costruito telai per tutti. Anche per noi, di tanto in tanto. Non sono distanti da qui. Faccio una telefonata a Gianluca e gli dico che state arrivando”.

La Cicli Barco è situata nel cuore del Veneto, nel nord industrializzato. Eppure, proprio come Padova con Venezia, è meno nota di marchi più illustri come Campagnolo, Pinarello, Wilier, Selle Italia e Castelli.

Un tempo il Veneto era la terra dei telaisti, ma la famiglia Barco è tra i pochi superstiti del settore in un’epoca dominata dalla produzione asiatica.
I Barco godono di un’ottima fama tra i colleghi ma, costruendo per conto di altri marchi, finora erano rimasti relativamente sconosciuti. Le cose però stanno cambiando.

Veniamo accolti da Gianluca Barco, 27enne atletico che potrebbe avere un’aria minacciosa 
non fosse per il suo fare rilassato e la risata schiva. Si ha l’impressione che malgrado il numero relativamente scarso di visitatori – qua non ci sono certo showroom di tendenza né bici smaglianti esposte su piedistalli come opere d’arte – Gianluca faccia da portavoce dell’azienda, oltre a occuparsi di tutto il resto, dalla saldatura all’inventario.

In bella mostra sulle rastrelliere, però, ci sono decine e decine di splendidi telai, alcuni finiti, altri ancora in lavorazione. E poi c’è un assortimento di fresatrici, maschere di montaggio, morse, pareti portautensili, panche e cavalletti. Un magazzino di discrete dimensioni è stipato di tubi, e altri ce ne sono sul pavimento dell’officina, accompagnati dagli schemi dettagliati dei telai. In questo sancta sanctorum di macchine e attrezzi regna un grande silenzio disturbato solo dal sibilo di una fiamma di brasatura o dal raschiare di una lima sul metallo.

Sullo sfondo, due uomini più anziani e una donna sono chini sulle loro stazioni di lavoro come chirurghi. Alzano brevemente lo sguardo
 e ci indirizzano un sorriso. “Ciao e benvenuti”, esordisce Gianluca. “Qui lavoriamo telai in acciaio e acciaio inossidabile. Laggiù c’è mia mamma, Fabiola. Si occupa del taglio, del taglio obliquo a bisello e gestisce un po’ tutto. Per qualsiasi cosa dobbiamo chiedere al boss! Lì c’è mio padre Alberto, che fa tutte le saldature TIG, e mio zio Maurizio alla brasatura. Anche Alberto sa brasare, ma Maurizio è più bravo. Io invece sto ancora imparando tutte queste cose. Questa è la nostra famiglia, noi siamo la Cicli Barco”. Continua...

L'articolo completo è stato pubblicato su Cyclist - Giugno 2018

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