Santini in Giallo al Tour de France
Ci sono volute 108 edizioni del Tour de France per convincere i francesi ad affidare la maglia trofeo più ambita del ciclismo agonistico internazionale a un prestigioso brand simbolo del made in Italy. Cyclist è andato a scoprire come è maturato il sodalizio e dove nasce la mitica Maglia Gialla.














Che il Maglificio Santini abbia “vinto” la Maglia Gialla ormai è cosa nota. Meno conosciuto forse è il percorso che lo storico marchio lombardo ha fatto per arrivare in cima alla classifica e tutte le peculiarità di una capo che è in realtà uno dei più famosi trofei del mondo dello sport.
Santini è già da almeno trent’anni uno dei marchi più autorevoli del ciclismo agonistico ed amatoriale del pianeta, basti pensare che le maglie UCI dei Campioni del Mondo sono prodotte nello stabilimento di Lallio dal 1988 per.
A queste si aggiungono maglie che hanno davvero fatto la storia del Ciclismo, come quella della Del Tongo di Saronni, oppure l’iconica “La vie Claire”. Non solo, Pietro Santini ha prodotto per 25 anni la maglia rosa del Giro d’Italia con la passione di un italiano innamorato del “Trofeo infinito”.
Eppure, dopo un quarto di secolo RCS, in seguito al cambio di proprietà, nel 2018 sceglie legittimamente di cambiare il fornitore. “Non fu una tragedia dal punto di vista aziendale, ma qui viviamo di passioni, e la maglia rosa per noi era davvero importante – spiega la figlia Paola Santini (Responsabile marketing) che assieme alla sorella Monica (Amministratore delegato), oggi conducono di fatto l’azienda – … e tra i nostri colleghi sentivamo una voglia di rivalsa, come se stessimo tutti cercando un nuovo obiettivo”.
Santini ha prodotto per 25 anni la maglia rosa del Giro d’Italia con la passione di un italiano innamorato del Trofeo infinito.
“Qualche tempo dopo decidemmo di fare un corso di formazione con tutti i dipendenti sullo sviluppo dei processi di pensiero e sul team working, l’abbiamo fatto con il metodo Lego Serious Play: tramite le costruzioni con i mattoncini si vuole sviluppare un’intelligenza emotiva applicata ai contesti lavorativi. I formatori, dopo qualche lezione, ci inviarono alcune foto di costruzioni fatte dai dipendenti… e ci fecero notare una costante: fu emozionante scoprire che tutte le costruzioni avevano una dominante gialla”. E Giallo fu l’obiettivo.
Paola e Monica a quel punto sentono di aver trovato il nuovo obiettivo, ed iniziano a costruire, mattoncino dopo mattoncino, un percorso che porti a creare le condizioni per sognare anche la maglia gialla.
Nel 2017 Santini era entrata nel mondo ASO (la società organizzatrice del Tour de France) grazie alla partnership con la Vuelta Espana, Santini confeziona la “Roja” e ASO intuisce di che pasta è fatto il marchio Lombardo.
Arrivati in scadenza con il precedente fornitore, ASO decide quindi di investire su Santini; è ora di trasformare i Lego in tessuto!
E chi, se non la mente geniale di Fergus Niland? L’irlandese che da oltre dieci anni vive a Bergamo e plasma con originalità le collezioni Santini, si butta a capofitto nel progetto.


Il direttore creativo Fergus Niland; al designer irlandese si deve l’originalità della Maglia Gialla by Santini.
Il Trofeo è la maglia
Il Trofeo lo indossi, il Trofeo è la maglia. È basandosi su questo concetto che Santini ha voluto riempire di significato il capo da indossare. Creare una maglia di classifica, renderla originale, è forse la cosa più difficile nel mondo dell’abbigliamento sportivo: i margini di manovra sono minimi, e da quella che fondamentalmente è una maglietta monocromatica c’è poco da “tirar fuori”. Eppure, la gialla di Santini è un’altra storia.
Niland detta la linea. Tutto deve essere in “tinta” con il giallo: dalla zip alle cuciture, tutto. E poi i dettagli: solo loro possono fare la differenza: dagli adesivi gommati che richiamano la “Grande Boucle”, all’interno che ha impresso la storia della maglia gialla, con tanto di firma del Cavalier Pietro e lo spazio che ospita quella del corridore che la indosserà.
Creare una maglia di classifica, renderla originale, è forse la cosa più difficile nel mondo dell’abbigliamento sportivo.
E poi alcune chicche emozionanti: le applicazioni di silicone interno alle cuciture delle maniche altro non sono che tante piccole sagome dell’Arc de Triomphe: indossata la maglia li si intravede in trasparenza, ma chi la veste ce li ha sulla pelle.
Questa maglia/trofeo (come, del resto anche tutte le altre maglie da classifica del Tour sempre by Santini) trasuda la cultura sportiva di chi affianca il ciclismo da una vita intera con competenza e amore per questo sport.





La lavorazione della Maglia Gialla del Tour de France 2022 by Santini. (Foto Jacopo Altobelli)
Creatività e manualità
La produzione di una maglia sportiva è ancora, e non può essere diversamente, in gran parte manuale. In primo luogo, vi è la parte creativa dove ovviamente il prodotto viene ideato dagli stilisti.
Il progetto grafico viene poi realizzato al computer basandosi sul modello di maglia.
A questo punto il processo si divide in due strade, da un lato il taglio automatizzato dei pezzi di tessuto che comporranno il capo, e dall’altro degli immensi plotter stampano tramite inchiostri sublimatici quegli stessi pezzi, ma su carta.
Successivamente ogni singolo pezzo di tessuto intagliato viene appoggiato sul rullo di carta stampato dal plotter, e sistemato manualmente per entrare in una pressa a calore fa sublimare (ossia trasforma in gas) il colore, che quindi viene trasferito ed impresso sul tessuto.
La produzione di una maglia sportiva è ancora, e non può essere diversamente, in gran parte manuale.
I due processi si riuniscono quando i singoli pezzi di tessuto colorati passano alla cucitura per la confezione che avviene, come detto, ancora dalle mani sapienti delle sarte.
Proprio in questi mesi, Santini si sta trasferendo nella nuova sede a Bergamo, a pochi chilometri da Lallio. Il nuovo quartier generale dell’azienda già ospita tutta la parte produttiva, ampliata grazie alla crescita esponenziale avuta negli ultimi due anni. Ultimata la ristrutturazione, nei prossimi mesi accoglierà anche gli altri settori aziendali. Quanta strada ha fatto il Cavalier Pietro: negli Anni ’60 aveva iniziato l’avventura insieme alle sorelle partendo dal box di casa!
Nella storia del ciclismo
Difficile, ma... saltiamo un attimo sulla macchina del tempo e proviamo a tornare indietro di qualche anno per rivedere il percorso delle grandi maglie firmate Pietro Santini.
Negli anni Sessanta e Settanta, Santini inizia a produrre capi di abbigliamento sportivi mutuando molto dallo sci. La lana era ovviamente il materiale principale per tutti i capi, spesso anche estivi.
Santini si fa conoscere al grande pubblico negli Anni ’70, dopo la maglia giallo nera della Del Tongo Colnago, Santini si lancia in quella che forse rimane la maglia più iconica del ciclismo degli ultimi 40 anni: la maglia de “La vie claire” - il team francese fondato da Bernard Tapie - ed ispirata alle opere dell’artista olandese Piet Mondrian. Un look unico, un capolavoro anche tecnico, visto che la prima versione in lana era quasi impossibile da produrre in grandi quantità: un puzzle di colori e stoffe che senza tecnica di colorazione a sublimazione era un rompicapo da assemblare. Il risultato fu sensazionale, ed effettivamente è tutt’oggi splendida.
Nel 1988 inizia a produrre le maglie di Campione del Mondo per l’UCI.
Con gli anni ’80 e le nuove tecniche di produzione e colorazione Santini entra nell’era moderna dell’abbigliamento sportivo, e nel 1988 inizia a produrre le maglie di Campione del Mondo per l’UCI: primo anno e vince un italiano, Fondriest. Sarà di buon auspicio, perché ancora oggi tutti gli iridati vestono Santini.
A metà degli Anni ‘90 inizia la partnership con il Giro e per un quarto di secolo produrrà la maglia rosa, oltre a molte squadre di club, tra qui quella della Mercatone uno di Marco Pantani.
Nel 1999 inizia la collaborazione con la Nazionale Australiana di ciclismo, che aprirà ad altre federazioni e team nazionali: tali sodalizi consentono all’azienda di lavorare e sviluppare stabilmente i prodotti per almeno un quadriennio olimpico.
Oggi Santini è fornitore ufficiale della Trek Segafredo con la quale migliora e sviluppa i prodotti in costante contatto con i propri atleti: pensate che, per ogni corridore, Santini prevede molte personalizzazioni, arrivando così quasi ad un lavoro sartoriale su misura.
Ma Santini non è solo un marchio legato al ciclismo professionistico: ha nel suo DNA l’attaccamento al ciclismo amatoriale e cicloturistico: a partire dalla Granfondo Stelvio Santini, passando per la collaborazione con “L’Eroica”, solo per citare alcuni esempi, il marchio firmato dal Cavalier Pietro è sempre sulle strade di tutti i giorni con lo scopo di avvicinare ed accompagnare tutti i pedalatori nella quotidianità di un gesto che, per molti, è più naturale che camminare: infilarsi la maglia e sognare.